Terra di emigranti by Saverio Strati

Terra di emigranti by Saverio Strati

autore:Saverio Strati [Strati, Saverio]
La lingua: ita
Format: epub
Google: o_9PewAACAAJ
editore: Salani
pubblicato: 1979-01-01T00:00:00+00:00


Lo sapevo che il nonno era stato in America e che se n’era tornato presto, ai primi del secolo, perché il lavoro era durissimo e il guadagno assai scarso. Io il nonno non l’ho conosciuto. Nemmeno una fotografia esiste del nonno. Ne parlava però spesso la nonna. Ne parlava come se si trattasse di un personaggio delle favole. Nel senso che il ricordo era lontano, giacché il nonno morì giovanissimo: a meno di quarant’anni, quando la nonna ne aveva trentacinque e al momento di cui sto raccontando ne aveva oltre settanta. Era bella, la nonna. Alta e formosa, con un viso roseo con scarse rughe e i denti sani e i capelli fittissimi e lunghi aggiustati a corona. Era una magnifica nonna, era. Andavo con estrema gioia a dormire da lei, quando avevo sei sette anni. Mi piaceva andarci perché aveva sempre qualcosa di delizioso da farmi mangiare e soprattutto perché ci entravano le vecchie del vicinato e attaccavano a parlare di tutto: del passato lontano, quando loro erano bambine e facevano certi giochi che ora si sono perduti, parlavano del barone e della baronessa già morti tanti anni fa ed era come se parlassero del re e della regina. Parlavano di omicidi, di ladri, di briganti, insomma dei tempi brutti di ieri quando negli inverni rigidi e lunghi era facile che i lupi si spingessero, di notte, nell’abitato. Spesse volte la nonna mi raccontò che una notte li aveva sentiti ululare, i lupi. Una notte che aveva la febbre e non le riusciva di dormire. Raccontava che aveva chiamato suo padre e sua madre e aveva detto: i lupi, ho sentito i lupi! Suo padre l’aveva incoraggiata, le aveva detto:

- Non aver paura, ci sono io qua. Nelle case non entrano e di giorno se ne vanno via… Sta’ tranquilla, dell’uomo hanno paura, i lupi. Basta un tizzone per spaventarli.

La nonna raccontava anche che suo nonno, il padre di suo padre che aveva seguito Garibaldi, quando Garibaldi era arrivato nell’Aspromonte, una notte mentr’era chiuso nel pagliaio e fuori la neve era alta un metro, sentì che fuori c’era un branco di lupi. Siccome c’era fumo che sorgeva dal pagliaio e siccome certo i lupi avvertivano la presenza dell’uomo vi si erano avvicinati ed erano proprio tanti. Suo nonno era solo e non aveva armi. Solo diverse scuri aveva, perché era carbonaio. E che fa? Accende una scheggia di teda, esce del pagliaio e la lancia contro quel branco affamato di lupi. Come a Dio piacque, scapparono come cani bastardi. Del fuoco hanno veramente paura i lupi.

Ogni volta che la nonna raccontava quest’episodio, io mi caricavo d’attesa grande che sfiorava la gioia, benché conoscessi la storia nelle minuzie, parola dopo parola. Queste e altre cose la nonna mi raccontava di suo nonno. Come quella volta, per esempio, che si recò a Delianova a piedi attraverso le montagne ammantate di neve. La nonna raccontava di suo nonno come se raccontasse di sé. Cioè riviveva pari pari le fatiche e le paure



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